Un altro storico vigile del fuoco teramano lascia l’operatività: fu tra i primi ad entrare nella frazione di Arquata colpito dal sisma nel 2016 e a salvare persone ancora in vita sotto le macerie
TERAMO – Le sirene dei mezzi rossi dei vigili del fuoco di recente stanno suonando sempre più per ‘salutare’ con tutti gli onori i colleghi che lasciano il lavoro attivo per godersi una meritata pensione. E’ capitato anche al capo reparto Mimmo Di Benedetto, anche se poteva non sembrare vero che questa fatidica data sarebbe arrivata. La caserma ha organizzato per lui un ‘abbraccio’ come al solito toccante, come capita in queste occasioni e come capita per celebrare una grande carriera sul campo.
E’ facile parlare di storica colonna dei vigili del fuoco teramani anche nel caso di Mimmo Di Benedetto, teramano verace e una vita dedicata a questo lavoro, che ha sempre preso come un missione, ‘entrando’ nel cuore della gente e gestendo il rapporto interpersonale con la disponibilità di uno di loro. Sembra infatti ieri, il 5 dicembre del 1991, quando Di Benedetto varcava la soglia della caserma di Piacenza, da giovane pompiere.
Nel giro di 5 anni, si completò la sua ‘discesa’ verso il comando di casa, la sua Teramo, nella allora caserma di via Cadorna, dove arrivò alla fine del 1996, passando da Bologna, Ancona e Pescara. Trascorrerà un nuovo periodo fuori ma per allargare la sua esperienza professionale, a Macerata prima e ad Ascoli poi, ma fu di nuovo a Teramo nel 2016. Protagonista delle grandi emergenze, dove non è mai mancato il suo contributo, al pari di tanti colleghi teramani, Mimmo Di Benedetto lo si ricorda per essere stato uno dei tre ‘eroi’ di Pescara del Tronto: assieme a due colleghi fu il primo ad entrare nel comune marchigiana colpito più di altri dal terremoto dell’agosto 2016, e si adoperò fino allo stremo delle forze per estrarre gente ancora viva da sotto le macerie.
Non era la prima volta per lui in un sisma: era già successo nel terremoto Marche-Umbria del 1997, a San Giuliano in Molise nel 2002, nell’immane tragedia dell’asilo crollato, e all’Aquila nel 2009, dove trascorse molto tempo anche come operatore speleo-alpino-fluviale del Nucleo Saf. E non era la prima volta per altre calamità naturali, come l’alluvione del Po ad Alessandria nel 1994, la frana di Sarno e Quindici nel 1998 e nell’emergenza rifiuti a Napoli
Ha dato tanto da meritare adesso una meritata pensione: ad majora, Mimmo!